Leonello Oliveri
Dopo
aver illustrato nel post precedente un
tipico processo alle streghe, diamo un esempio di quale fosse l’armamentario
non solo “giuridico”, ma anche “logico”
(si fa per dire) utilizzato per scoprire,
processare e condannare streghe e stregoni.
Esaminiamo
così, usando la traduzione in italiano di Ercole Cato (Venezia 1587), un
classico dell’epoca, la “Démonomanie des sorciers” di J. Bodin. Frutto
di una caratteristica mentalità
medievalistica, composta in francese nel 1580, subito tradotta in latino
(lingua universale dell’epoca) ebbe in pochi anni 10 edizioni: ”All'azione
di stregoni e sortilegi B. crede ciecamente: come magistrato, ha assistito al
processo di una strega; come studioso, scrive il trattato che vuol essere una
specie di guida teorico-pratica per il giudice incaricato di istruire simili
processi” (da Treccani, Enciclopedia italiana).
(il libro può essere scaricato qui( jean Bodin)
J. Bodin
inizia affermando: “ho pensato di
fare questo trattato intitolato
Demonomania per servire d’avertimento a tutti quelli che lo vedranno,
per far conoscere al tatto et all’occhio che non ci sono eccessi tanto detestabili quanto è questo né che
meritino pene più gravi e in parte ancora per rispondere a quelli che con
libri impressi si sforzano di salvare i malefici per tutte le vie (l. 1°, p.4).
Un
solo esempio di un suo ragionamento: quelli che negano che il demonio possa
trasportare una persona a cento o duecento leghe da casa non hanno considerato che tutti i corpi celesti riescono a fare “il loro movimento in 24 ore, cioè
duecentoquarantacinque milionisettecentomnovantun miglio quattrocento quaranta
leghe a duo milla passi per lega”.
Altro
ragionamento: “così come con buona causa si terrebbe per pazzo colui che
volesse negare che la calamita non inducesse un’impressione nell’ago per girarlo
verso tramontana, per non intenderne la ragione (..)così si devono tenere per
pazzi coloro che vedono le strane azioni di sortilegi et de gli spiriti e
nondimeno, perciochè non ponno comprendere di ciò la cagiuone, non vogliono
credderle (l. 1°, p12)
Dopo
aver elencato tutti i vari modi per mettersi in contatto con gli spiriti (modi
leciti e illeciti) e quelli con i quali il demonio può apparire ai mortali, e
tutte le varie specie di magie (dalle
invocazioni degli spiriti, ai trasporti dei corpi da parte dei demoni, dal “rapimento
overo estasi” fino alla licantropia (l. 2, cap. VI), l’autore passa a
indagare se le streghe possano congiungersi coi demoni (l. 2° cap. VII.
Risposta positiva con tanto di esempio: il diavolo si presenta alla strega (12 anni)“in forma di un gran uomo
nero e vestito di nero, stivalato, con gli sproni e una spada a lato e un
cavallo nero alla porta” dopo di che “giacque carnalmente con lei nella
medesima sorte e maniera con cui gli uomini giacciono con le femmine eccetto
che il seme era freddo”: su come lo abbia scoperto non lo dice. Indaga poi
(l. 2, cap. VIII ) se le streghe possano mandare “infermità, sterilità,
tempeste, fortune, ammazzare uomini et
animali”: anche in questo caso la risposta è positiva.
Il
III libro è dedicato ai “modi per
ovviare alle malie” distinti in modi
leciti ed illeciti.
E
poi si arriva finalmente al libro IV:”dell’inquisizione dei sortilegi”
ovvero come si individuano, processano e condannano le streghe (anche se Bodin
usa assai raramente questo termine, preferendo quello di “sortilego”).
Ci
sono due vie, scrive Bodin: la prima è “ammaestrare i popoli nella legge di
Dio e indurli al suo servizio”e se questo non basta bisogna usare “i
ferri infuocati, tagliare le parti corrotte (..) arrostirli, bruciarli a fuoco
lento”. Supplizi terribili? :”non sono sì gravi come quelli che
satanasso fa soffrire loro in questo mondo senza ragionare delle pene eterne
che sono loro preparate” mentre la loro pena terrestre non può durare più “che
un’ora e meza”. Insomma, una misericordia il condannarli al rogo. E inoltre
le pena di morte “costituita nei loro confronti” ha per così dire una funzione apotropaica,
servendo per far cessare l’ira di Dio
contro tutto in popolo.
Come
si individua una strega? Ce lo dice il cap. II del IV libro, dedicato alle
prove, che sono tre.
La
prima è la “verità del fatto notoria”. Cosa significa? Ecco un esempio:”Vedendosi
che la incantatrice minacci un suo nemico et che ella lo tocchi et incontinente
ei cada morto (..) questo è un fatto evidente”.
Un'altra
prova è quella fornita dalla deposizione di testimoni. E qui non si andava per
il sottile: “bisogna ascoltare la figlia contro la madre”, e andavano bene anche coloro che per delitti precedenti fossero ritenuti
infami (l’infamia, negli statuti dell’epoca, era una condanna che faceva
sì che chi la ricevesse non potesse più testimoniare nei processi comuni) : “nondimeno
il testimone infame sia ricevuto a testimoniare”. Persino gli avvocati
degli imputati (“che normalmente non debbono essere costretti a deporre nel
fatto delle loro parti, nondimeno debbono essere astretti in questo cosifatto
delitto”. E andava bene anche la testimonianza di una donna, mentre nei
processi comuni “le femine sono sempre men degne di fede che gli uomini (..)
nella presente materia è ben necessario prestare fede alle donne ben che siano
infami” : grande conquista di parità!
La
terza prova è la confessione, anche se “in Alemagna hanno una malissima
usanza (sic !)di non far morire il colpevole se non confessa di
propria bocca il delitto” (e per ovviare a ciò “danno i tormenti così crudeli et violenti che
la persona resta stroppiata per tutta la vita”). La confessione può essere volontaria
o sforzata. Nel secondo caso
(ovvero se l’imputato non confessa spontaneamente), “il giudice deve per
innanzi procedere con tortura secondo la qualità delle persone contro l’accusato di malefici che non vuol
rispondere nulla” . Ma se anche l’accusato “non vuole confessar niente nella tortura il delitto
sarà mezzo confessato et punito” sulla base delle altre due prove di cui
sopra.
Ma
se non ci fosse nessuna delle tre prove di cui sopra? Poco male, poteva bastare
la cosiddetta “presunzione” a cui è dedicato tutto il cap. IV. Un
esempio di cosa si intendesse per “presunzione”?: “Se si trovano i figlioli
uccisi in mano alla madre, ancor che non ci fosse altro che lei in casa, non
accade a presumere che ella abbia commesso l’infanticidio et sarà assolta.
(..)ma se ella ha la fama di essere strega, è da presumere che commetta
parricidio nei confronti dei propri figlioli se ella non si giustifica con
prove contrarie”: è un lampante esempio della famigerata (ma non del tutto
scomparsa neppur oggi) “inversione dell’onere della prova”, per cui non è
l’inquirente a dover dimostrare la colpevolezza dell’imputato, ma quest’ultimo
che deve dimostrare la propria innocenza. E a pag. 313 un bellissimo
ragionamento: “ Colui che è stato condannato per latrocinio e falsità non
deve essere presupposto colpevole di altra scelleratezza che di latrocinio o
falsità. Se una strega è stata condannata come strega, ella sarà di continuo
reputata strega et per conseguente presupposta colpevole di tutte l’empietà di
cui le streghe dono dotate”. (..) Non solo, “si può fare una regola che non
avrà grandi eccezioni, che se la madre è strega, così strega è anco la
figliola” . E per le streghe “questa regola è poco meno che infallibile”
“Colui
che ha la voce comune e costante d’essere
Sortilego deve essere messo alla tortura” ma, grande tutela per il presunto
reo, “bisogna che la fama abbia cominciato da persone degne di fede ( ma
prima abbiamo visto che era ammesso a testimoniare anche l’”infame”).
L’ultimo
libro è dedicato ai castighi meritati dalle streghe. Tali castighi servono innanzitutto
a “quietare l’ira di Dio e la sua vendetta sopra tutto un popolo”. Il
secondo frutto del castigo è speculare a questo: “ottenerla benedizione di
Dio sopra tutto un paese”. La terza
conseguenza del castigo è “spaventare e fare terrore agli altri”. Poi viene il conservare i buoni, diminuire il
numero dei cattivi e infine punire la “tristizia”.
E i
delitti delle streghe quali sono, nel libro di questo ragioniere dell’orrore?:
Presto
detto.
Il
primo è il crimine di eresia, vero “crimine di lesa maestà divina”. Il secondo
è l’aver rinunziato a Dio. Il terzo, “ancora più abhominevole” è
che “fanno homaggio al Diavolo”, Il quarto è che “hanno votato i loro
figli a satanasso”. Il quinto delitto “passa ancora più avanti” in quanto streghe e stregoni sono riconosciuti
colpevoli “per le loro confessioni d’havere sacrificato i loro piccoli
figlioli al Diavolo innanzi che siano battezati, levandoli in aeree et poi
mettendo loro un grosso ago nel capo che
li fa morire”. E questi bambini
sono consacrati a Satanasso quando sono
ancora nel ventre della madre, e questo è il sesto loro delitto. Il settimo
delitto consiste nell’opera di proselitismo fatta dai sortileghi, l’ottavo è giurare
in nome del Diavolo, il nono – e non poteva mancare- è quello dell’incesto
praticato da streghe e stregoni con figli e figlie, “giusta
l’opinione di Catullo, Epifanio e Athenagora”!
Ma
l’elenco non finisce: c’è poi il decimo crimine, quello “ di uccidere i
bambini, di poi farli bollire et consumare fino a vendere l’umore et carne loro
come potabile, come dice Spranger (quello del Malleus) aver saputo per loro
confessioni”. L’undicesimo crimine
consiste nel mangiare la carne umana, il dodicesimo sono gli
avvelenamenti, il tredicesimo è il far morire il bestiame. non poteva mancare
neppure il quindicesimo delitto.” I Malefici si congiungono in atto venereo
col Diavolo”
E
per questi delitti così detestabili la punizione è pronta e chiaramente
espressa:”quanto più il delitto è detestabile, tanto più la pena deve essere
rigorosa. Cioè di far lapidare, dove tal pena è in uso, o di far abbruciare”.
Oltre al fuoco, anche l’acqua: “in Fiandra et in molti luoghi di Alemagna,
gittano le femmine condannate nell’acqua, ma si è trovato che le streghe
gettate in acqua con i piedi e le mani legate non possono affogare se per forza
non si fa mettere loro la testa nell’acqua”.
“
Qualcuno dirà, nota il Bodin, è necessario assolvere o condannare”,
senza vie di mezzo: “non essendo vero, (cioè se non è provata la colpa, dice Bodin), bisogna assolvere, o almeno
ordinare che ne sia fatta più ampia inquisizione”. Come dire, scavare finché
non si riesce a trovare ( o a far confessare) qualcosa, perché la presunzione di innocenza
non esiste.
Nei suoi ragionamenti il Bodin si scontra con
la tradizione della Legge Romana, la quale, come lui stesso ricorda, non aveva
che quattro lettere: ACNL, Absolvo, Condemno, Non liques. La Legge
(quella Romana), ricorda il Bodin,dice “actore
non probante, reus absolvitur: questo è vero. Ma la prova non è solo quella che
è necessaria, ma ancora quella che si approssima
alla prova indubitabile, massimamente
delle cose che è usanza eseguire segretamente". Basta
quindi avere delle “presunzioni violente (dei forti sospetti,
diremmo noi) per procedere a punizioni corporali fino a morte naturale
esclusa (che delicatezza!) cioè con frustare, tagliamento di membro,
bollatura, imprigionamenti perpetui” e altre simili bazzecole.
Se
poi la “sortilega” è trovata provvista di “ rospi, ramarri, ossami o
altri grassi non conosciuti, se ella ha fama di essere strega, queste sono “presunzioni violentissime”, ovvero
elementi sufficienti per la procedura di cui sopra. Idem se dopo una visita ad
una stalla quel bestiame muore o “cade in languidezza”: Bodin è convinto
che sia meglio assolvere un colpevole che condannare un innocente, ma colui che
è gravato da vive presunzioni “ (forti sospetti), “non è innocente”.
Ma
anche i giudici dovevano stare attenti, e applicare la legge senza
misericordia, anche se non possono credere che streghe e stregoni meritano la
morte, “perché per costume antichissimo in tutta Europa i sortilegi sono
condannati ad essere arsi vivi”.
Dopo aver ampiamente trattato di streghe e
stregoni che fanno patti col diavolo, Bodin passa ad illustrare un tipo
“minore” di stregoneria, quella di chi “lega gli uomini al coito”, ovvero
li rende impotenti ed incapaci ad assolvere ai loro .. doveri coniugali. Anche
se non hanno “convenzione espressa col demonio” (!), nondimeno “l’attione
in sé è diabolica e merita la pena capitale”.
Nessuna
pietà, nel Bodin, neppure per i ragazzini accusati di stregoneria:”deve il
fanciullo sortilego, che è gionto alla pubertà, essere fatto morire non avendo
rinunziato ai ritrovi coi diavoli”: occorre però che il ragazzo sia già
giunto alla pubertà, perché prima il diavolo non fa patti con loro “come io
ho imparato negli interrogatori di Giovanna Hauiller”, in questo sorretto
dalla “confessione” di una abbadessa delle monache che confessò che “satanasso
non usò seco gli atti venerei fin che non hebbe dodici anni”: lussurioso,
il nostro satanasso, ma non pedofilo! Nessun riguardo neppure “ per la
fragilità del sesso delle femmine”, verso le quali, beninteso nel caso
siano pentite, si offrirà il grande privilegio di non essere bruciate ma siano”soffocate
overo strangolate”. E per le impenitenti il fuoco. Se poi qualche villaggio
o paese si mostrerà tollerante verso gli accusati di stregoneria “sarà
percosso di peste, carestia e guerra e quelli che ne faranno vendetta saranno
benedetti da Dio”.
Non
poteva mancare in un testo del genere la solita visione antifemminista: notando
che, per ogni stregone maschio c’erano almeno 50 donne e che sotto tortura le donne resistevano più degli
uomini, la spiegazione di questo grande giurista era che” questa è la forza
della cupidità bestiale, che ha ridotto la femmina all’estremità per godere dei
suoi appetiti(..). Et pare che per questa cagione Platone mette la femmina tra
l’uomo e l’animale bruto (..) et per
contraro i capi degli uomini sono di molto più grossi et per conseguente hanno
più cervello et prudenza de le femine”. Conclusione: “abbiamo pertanto
dimostrato che le donne ordinariamente sono indemoniate più tosto che gli
uomini”.
Al
termine della sua opera Bodin si scaglia contro un altro demonologo, Giovanni
Wierus, il quale, pur credendo negli spiriti maligni e negli interventi del
diavolo, sosteneva che gli stregoni sono per lo più malati di mente (“non
bisogna credere alle confessioni delle streghe, che si ingannano
pensando di fare quello che elle dicono” e ancora “il diavolo seduce i
sortilegi facendogli credere di fare quello che egli proprio fa”, “pensano
di fare quello che in verità non fanno”, “”si immaginano di aver fatto tutto
questo, ma si ingannano”), non meritevoli quindi del rogo, “la qual cosa
mi ha fatto restare molto attonito”.
Così
J. Bodin.
Ma chi era J. Bodin?
Francese, nato ad Angers nel 1529 e morto a
Laon nel 1596, fu un grande intellettuale ( !) e giurista, un « et
théoricien politique français, qui
influença l’histoire intellectuelle de l’Europe par la
formulation de ses théories économiques et de ses principes du bon
gouvernement «, come leggiamo in Wikipedia. Fu tra i massimi
teorici e sostenitori dell’assolutismo monarchico “ed è ritenuto il teorico
del concetto moderno di “sovranità”.
Di lui fu famosa, all’epoca e anche dopo, l’opera Les Six Livres de la République, in cui si mostra
assertore del potere assoluto del sovrano, “una monarchia assoluta ma
non arbitraria (..) la monarchia pura assoluta è lo stato più sicuro e, senza
confronto, il migliore di tutti» ( da Wikipedia). “La monarchia
di Bodin – leggiamo però sempre in Wikipedia- non è però un sistema
tirannico, al di sopra delle leggi del sovrano si trovano infatti le leggi di
natura, riflesso della ragione divina”. Sempre che il monarca le osservi e
le rispetti..
A quest’opera “politica” ampio spazio è dedicato negli studi
che riguardano questo autore, mentre
pochissimi cenni sono in genere riservati alla Démonomanie, certo un
pochino imbarazzante
E se J. Bodin, che jurisconsulte, philosophe che influença l’histoire intellectuelle de l’Europe scriveva (e pensava) quello che scrisse
circa il fenomeno « stregoneria », come si può immaginare, tornando
al nostro processo di Spigno, che autorità locali, piccoli preti di campagna e
gente comune non chiedessero il fuoco distruggitore per affrontare e risolvere quella minaccia?
Certo Bodin fu un uomo
del suo tempo ( e in quell’ottica dobbiamo leggerlo) ma dovevano essere tempi
assai bui, altro che Rinascimento!
Leonello Oliveri
Propr. Lett. riservata
Riprod. vietata